I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2000 – Quella parola di Cristiano Callegari_Pavia

 anno 2000 (I sensi – Color viola)

Menzione speciale dell’associazione Energheia

Un’ora. Ancora un’ora da far passare in tranquillità. Divano e televisione, direi. Spengo la mente per un’oretta e poi vado al lavoro.
CLICK. Tg regionale… bah… parleranno anche di me?
“… giornalista sportivo ma non solo: anche scrittore, autore di cabaret e persino attore in qualche vecchio film. Nel diciottesimo anniversario della sua improvvisa scomparsa, ha avuto luogo oggi, a Milano, l’ultimo atto del premio letterario intitolato a Beppe V…”.
TIC. Cambio canale e tocco il tavolino di ferro.
Quella parola … mon la voglio nemmeno sentire oggi. Sciò!
“… veniamo ai programmi della serata. Conoscersi e innamorarsi con internet, un tema di grande attualità, quello della nostra prima visione di stasera. Un film italiano che ha rilevato al pubblico il giovane talento di Stefania Rocca…”.
TIC. Cambio canale e porto una mano ai genitali. Altro tg.
Sportivo, stavolta.
“… ma la presentazione dei nuovi acquisti non ha frenato l’ira dei tifosi che ancora rimproverano al loro presidente la cessione del campione argentino. Urla, insulti e spintoni. E all’esterno cassonetti incendiati, parabrezza infranti, insomma il solito triste spettacolo di inciviltà. Quattro feriti e due arresti, negli scontri tra le forze dell’ordine e i tifosi v…”.
FUZZ. Spengo la tv e impreco sottovoce.
Quella parola… e io che non ci credevo.
Mi accendo una sigaretta, entro in camera di mia figlia Clara, 15 anni. È al telefono. Scosto la tenda e guardo il cielo.
– … no Sharon, senti se io mi metto la gonna rossa e le zeppe con il twin set lilla di Glamour -line, tu non puoi metterti gli stretch lilla e la camicia rossa. Ma scusa non hai una cosa che stacca di più? E che ne so io di cosa c’è nel tuo armadio? Il golfino verde bottiglia ti stava così bene… -.
Una brutta sensazione. Torno cautamente verso la porta.
– Oh, se proprio vuoi restare in tono con me, mettiti la mini bianca e quella maglietta che hai preso al concerto, quella v… -.
Esco e bestemmio piano. La voce di Clara mi raggiunge in corridoio.
– Ti spiace non sbattere la porta, papino? Non lo vedi che sto parlando? -.
Quella parola… E io che ridevo. E facevo apposta a stuzzicare i colleghi.
Sono le 19 passate. Quasi quasi vado… Ma sì, mi chiudo là dentro da solo e leggo. Così non corro rischi.
Prendo un libro, lancio un saluto a mezza voce ed esco.
Appena in auto accendo la radio: una vecchia canzone.
“… comprami, io sono in vendita e non mi credere irraggiungibile…”.
Poi una voce femminista incalza.
– Dai Doris, lo so che non eri ancora nata, ma non è difficile… Guarda, ti do un aiutino: è stata anche la moglie di Riccardo Fogli. Come si chiama questa cantante? Dai… Il nome di un fiore più quello di un sarto…-.
– Boh, io ci provo…-, una voce adolescenziale al telefono.
– Dai, Doris. Provaci…-.
– Margherita Armani? -.
– Naa, sei molto simpatica Doris, ma non è la risposta esatta. Passiamo alla prossima telefonata ora, l’ultima, però, poi vi dico io la soluzione e vi garantisco che vi mangerete le mani…-.
TLACK. Metto una cassetta: Miles Davis, sono al sicuro.
Quella parola. Madonna mia, un anno intero senza lavorare, mi è costata quella stupida, stramaledetta parola.
Parcheggio. Scendo, faccio due isolati a piedi e raggiungo il teatro. Lì dentro nessuna parola potrà raggiungermi, nessun colore, nessun fiore maledetto. Il pensiero mi tranquillizza, sorrido ora, finalmente.
Ecco la locandina. Ecco il mio nome. Certo che potevano pure scriverlo più grande.
TUMPF. Una botta leggera all’altezza del ginocchio, all’improvviso. Un ruzzolone biondo. Mi chino e la rimetto in piedi.
– Ciao piccola, ti sei fatta male? Come ti chiami? -.
– Viola -.
Chiudo gli occhi. Le accarezzo i capelli paino. È finita.
– Ma, mi sono fatta tanto male, signore?… signore, perché piangi? -.